Oggi qualcuno ne dubita,
ma nella notte fra il 20 e il 21 luglio
del 1969 Neil Armstrong metteva piede
sulla Luna, seguito poco dopo
da Edwin Aldrin, detto Buzz,
mentre Michael Collins li aspettava
nello spazio, girandoci intorno
nella sua scatola volante, l’Apollo 11.
Armstrong accolse Aldrin
ai piedi del LEM invitandolo a godersi
quella «magnifica vista», ma Edwin
definì «magnifica desolazione»
il paesaggio che aveva di fronte;
anni dopo fu preda dell’alcool
e andò in depressione,
non sopportando di essere stato
il secondo a calpestare quel suolo;
ci fu chi disse che era impazzito.
Avevo tredici anni e tanto sonno
quella notte, ma rimasi fino all’alba
davanti al bianco e nero sfarfalleggiante
del televisore e credevo ai miei occhi
e ancora ci credo; così come credo che Neil
sia tornato come Astolfo sulla Luna
a cercare l’ampolla con il senno
del suo amico Buzz;
ed è lì che lo aspetta
per disseppellire il tesoro
che avevano lasciato ai piedi
dell’arcobaleno lunare.
(Diego Caiazzo) © riproduzione riservata