Tornava a casa dal lavoro, Ferdi per alcuni e Nanda per altri, ma un futuro scritto in un nome, Ferdinanda, quando vide le locandine della sua sagra preferita, quella della patata, che si teneva tutti gli anni a Ornago, il suo paese di adozione.

Con il bambino addormentato nel seggiolino dopo una crisi di pianto, rallentò e si mise a leggere il programma e si animò di entusiasmo quando lesse che, per la prima volta, oltre alle varie degustazioni di patate cucinate in tutti i modi possibili , si sarebbe tenuto il primo concorso “Alla patata bella”, che aveva come premio finale un weekend per due a Varazze.

Mancavano due mesi al fine settimana della sagra e lei, senza dire niente a nessuno, decise di partecipare al concorso: sfogliò su internet pagine e pagine che descrivevano innumerevoli varietà di patate e quando incappò in quella viola – chiamata la patata Vitelote – scoprì che, come lei lo era per parte di madre, anche questa patata, originaria del Sud America, veniva chiamava anche “Patati da ‘a Sila”, prodotto doc di Calabria.

La sera, quando il marito e il bambino andavano a dormire, lei si chiudeva in cucina e lavorava alla sua patata che – ne era convinta ogni giorno di più – rischiava veramente di conquistare l’agognato viaggetto a Varazze, perché di meglio non si sarebbe potuto fare e lei, che lavorava a Milano, aveva una marcia in più rispetto alle paesane del villaggio.

A una settimana dalla serata, invitò tutte le colleghe e i colleghi di lavoro e le loro famiglie, le amiche del paese con amici e fidanzati, e poi madre e sorella, suoceri e cognati perché voleva che il suo trionfo fosse sotto gli occhi di tutti, pronti ad acclamarla.

Quando la sera del concorso arrivò, chiese al marito di andare avanti a incontrare gli amici, si preparò al meglio e, caricato un enorme pollo di cartapesta sul tetto del suv, si avviò al centro del paese per fare il suo ingresso in pompa magna.

La gente, vedendo arrivare da lontano la macchina addobbata in quel modo – pensando si trattasse di una trovata degli organizzatori – si aprì in due ali ad accogliere quell’apparizione inaspettata: grande fu la sorpresa di tutti quando Ferdinanda, davanti all’intero paese, e a tutti gli ospiti che venivano da fuori, scese dalla macchina vestita come un’enorme patata viola, con in testa il pollo che adornava la macchina e, infilati in bocca, tanti ossicini completamente spolpati.

Perché Fernanda, nota a tutti per la totale mancanza di comprendonio, aveva completamente frainteso il regolamento del concorso, che prevedeva di presentare una semplice patata coltivata: mentre lei, chissà come, aveva pensato a una mascherata e aveva passato due mesi della sua vista a cucirsi un abito da patata.

Le risate furono tali che la donna, dopo il primo momento di vergogna e sbigottimento, con tutti i presenti che la additavano divertiti, si lascio contagiare dalla ridarella generale, piegata in due dal divertimento per quella figuraccia che avrebbe fatto parlare il paese nei secoli dei secoli amen.

Gli organizzatori, che non credevano ai propri occhi e non avrebbero mai potuto immaginare un tale successo per la serata, decretarono che quella della patata dovesse essere anche la Sagra della Disgraziata e, tra le gli applausi scoscianti di tutta la fiera, consegnarono un premio extra alla simpatica Ferdinanda, un viaggetto formato famiglia per tre, pensione completa e lettini sulla spiaggia nell’amena località di Varazze.

(Stefano Simonini) © riproduzione riservata