In alcune circostanze siamo presi da un irrefrenabile desiderio di coccolare, abbracciare, fino – letteralmente – all’istinto di stritolare. In genere accade quando si è alle prese con un cucciolo d’uomo o con animali piccoli, morbidi, magari con tanto pelo e occhioni dolci.

Ci sono grosso modo due fasi: l’osservazione – quando il nostro sguardo si posa sul cucciolo (il meccanismo funziona anche con le foto) – e ci sentiamo inteneriti, morbidi, invasi di dolcezza; in una seconda fase questa tenerezza porta a desideri scherzosi che ci fanno dire o pensare: gli mangerei i piedini, lo morderei, lo soffocherei di baci. Il desiderio di stringere con forza sembra quasi incontenibile e non commisurato alla delicatezza del soggetto in questione.

Ciò significa che, anche se non mettiamo in atto i nostri desideri, siamo potenzialmente degli individui dalla psicologia disturbata? Niente affatto. Alcuni studiosi americani hanno classificato questa condizione come «cute aggression» che si potrebbe tradurre come dolce aggressività o aggressività della dolcezza. Il meccanismo sembra funzioni così: il nostro cervello, di fronte a una condizione potenzialmente invalidante quale un eccesso di dolcezza percepita (invalidante perché non ci fa pensare a niente altro) mette in atto una misura di bilanciamento facendoci provare desideri all’apparenza incomprensibili quali mordere, stritolare, abbracciare con forza l’oggetto di tanta tenerezza. Azioni che persone sane di mente ovviamente non compiono.

Non è dato però sapere se esista in natura un meccanismo uguale e contrario che mitighi l’aggressività delle azioni meno nobili e che blocchi in quei momenti in cui diamo il peggio di noi o riceviamo quello di altri.

Nell’attesa di ulteriori indagini, qualora ci capiti di perdere le staffe davanti al nostro lui o alla nostra lei, rendendoci conto di esserci appena trasformati in ominidi urlanti e di avere obiettivamente esagerato, potremmo prendere le loro mani tra le nostre e guardandoli teneramente negli occhi provare a raccontare che no, non stavamo dando di matto, cercavamo solo di bilanciare la tenerezza estrema provata per loro.

Magari funziona.

(Paola Giannelli)©Riproduzione riservata