Ci sono piccoli eventi che accadono. Scivolano.
Urti un uomo per strada, non volevi. Chissà a cosa pensavi. Lui alza lo sguardo, si ferma e ti fissa torvo, gli occhi come due fessure, molto più di quanto quel contatto maldestro giustifichi; non vede te. Per lui è stata una cattiva giornata, un cattivo mese o tutto l’anno. Poi procede, tu procedi. Nessuno ci pensa più.

Una foglia quasi secca – assomiglia a un cuore – è appoggiata sull’asfalto bagnato; eri già felice quando l’hai vista per terra, altrimenti difficilmente l’avresti notata. Non scorgi cellulosa, acqua e bitume solido, ma speranza di cose buone. Una foglia che punta dritta al futuro. La dimentichi.

Una scarpa ancora in buono stato giace accanto a un cestino, per strada. È di pelle marrone, con i lacci annodati. Dove sarà l’altra? E l’uomo che la calzava? La trascuri: sta per partire il tram. Come faranno i biglietti a infilarsi sempre negli angoli morti delle tasche?

Un ragazzo sorride. Un movimento delle labbra ben visibile solo a chi passa molto vicino. Porta occhiali con la montatura nera. Un ciuffo di capelli ricci ricade sulla fronte. Scruta contemporaneamente il marciapiedi e un ricordo, o forse un’aspettativa mescolata a una fantasia che gli disegnano un’espressione sublime sul volto. Passa oltre.
Verrebbe voglia di fermarlo e sedersi a guardare, come al cinema, mentre visita un luogo che è concesso a lui soltanto e che deve essere inconsueto, ricco di promesse; lui non sa di essere incantevole in ciò che il suo sorriso cela e svela. Quello sì lo ricordi e per un po’: diversi isolati, un pranzo e una cena. Poi niente più.

Ecco cosa ci vorrebbe: un diario delle cose tralasciate, da tirar fuori di sera, prima di spegnere la lampada sul comodino, quando sembra che in questa vita non capiti mai niente da ricordare.

Dedicato al ragazzo che ride
alla foglia secca
all’uomo che guarda torvo
alla scarpa smarrita
a ciò che riteniamo di non dover ricordare.

(Paola Giannelli)® Riproduzione riservata